Schneider Electric, così l’industrial automation è diventata grande. E modulare – Industria Italiana

Quale strategia di crescita per Schneider Electric? Anzitutto, la multinazionale francese è strutturata in varie divisioni, tra cui le più importanti sono Energy Management e Industrial Automation. Quasi un quarto delle revenue, 26 miliardi di euro alla chiusura dell’anno fiscale 2019, si devono ad essa. L’Industrial Automation è una delle divisioni più in crescita, con una strategia che punta in particolare su un’offerta integrata che associa prodotti connessi (motori, avviatori, componenti di qualsiasi tipo), sistemi di controllo edge e software di analytics e servizi, che da remoto forniscono informazioni sia sulla produzione che sull’efficienza energetica.

Tutto ciò che serve per la digital transformation, orchestrato da una piattaforma abilitata dall’ IoT, EcoStruxure. Questo tipo di strategia connessa guida l’evoluzione dell’offerta anche in ambito distribuzione elettrica ed edifici e rappresenta un’opportunità per cogliere la grande chance oggi a disposizione: l’esplosione della domanda di energia, che comporterà una sempre crescente attenzione all’efficientamento dei consumi in tutti i settori, industriali e non solo.

Ne abbiamo parlato con Massimo Merli, vice presidente Industry Automation di Schneider Electric Italia e con Saul Fava, vice presidente marketing strategico, EcoStruxure & digital transformation della multinazionale.

La strategia della divisione Industrial Automation è quella dell’offerta integrata e modulabile

Su 26 miliardi di euro di fatturato, la società guidata dal Ceo Jean-Pascal Tricoire deve alla divisione Industrial Automation circa 6 miliardi secondo i dati del 2019. La gran parte degli altri ricavi è realizzata nell’ambito dell’Energy Management, l’area che si occupa, tra le varie attività, di distribuzione elettrica a bassa e media tensione. Da qualche anno, Schneider Electric sta investendo molto sull’automazione industriale, tanto che, secondo Merli, la divisione è cresciuta sia organicamente sia tramite acquisizioni che hanno consentito di ampliare il raggio d’azione. «Tra tutte, quella di Invensys, avvenuta nel 2014» spiega Merli. L’ingaggio della società di Londra (nata dalla fusione della britannica Btr e della tedesca Siebe) rispondeva ad una esigenza strategica che è andata rinforzandosi negli anni: realizzare un’offerta integrata e modulabile, che riguardasse potenzialmente tutti i campi di attività di Schneider Electric. Invensys si occupava di tre segmenti: software, automazione industriale e controllo dell’energia, con un insieme di competenze e di soluzioni, specie software, adatte a complementare la proposta della multinazionale francese e a consentirle di sviluppare ulteriormente la sua visione di innovazione legata alla connettività e all’efficienza energetica.

Oggi, spiega Merli «la strategia di Schenider Electric è  strettamente collegata ad EcoStruxure». EcoStruxure è la piattaforma interoperabile e aperta che unifica l’ampio ecosistema di soluzioni digitali, hardware, sistemi di controllo, applicazioni e servizi che l’azienda oggi offre al mercato. Questa piattaforma permette la realizzazione di una piena integrazione tra It e Ot, e soprattutto consente di rispondere ad esigenze anche complesse, che interessano più aspetti del business e dell’operatività di un’azienda. «Si immagini il tipico sito produttivo – afferma Merli -: se si intende realizzare la sua trasformazione digitale, bisogna in genere riferirsi a diversi fornitori di tecnologia, che si occupano di distribuzione elettrica, di produzione, di automazione e controllo, di data center, e anche risparmio energetico. Non sempre, peraltro, i sistemi e gli strumenti degli uni e degli altri comunicano tra di loro: bisogna ricorrere ad altri esperti, in grado di risolvere il problema. Ecco, noi invece offriamo una soluzione integrata, composta da prodotti connessi, da controllori at the edge e da software di analytics che da remoto forniscono informazioni sia sulla produzione che sull’efficienza energetica. Le nostre soluzioni, cioè, riguardano l’industria a 360 gradi, e mettono a fattor comune tecnologie diverse».

 

La strategia dell’offerta integrata si declina in quattro tattiche

Secondo Saul Fava, la divisione Industrial Automation è destinata a crescere ancora. «Con EcoStruxure abbiamo affiancato all’offerta per l’automazione di macchina e di processo una piattaforma di connettività che sta facendo aumentare l’interesse verso le nostre soluzioni sempre di più». In particolare, quali azioni sta mettendo in campo la divisione per incrementare la clientela italiana? L’offerta integrata dell’azienda viene proposta al mercato con una strategia che si declina in quattro “tattiche” ben precis. Anzitutto, secondo Merli, Schneider Electric illustra ai clienti le soluzioni digitali e le sue “referenze” rappresentate da progetti realizzati con clienti e soluzioni tecnologiche: come vedremo in un altro articolo di Industria Italiana, l’azienda  ha approntato nello stabilimento di Stezzano (Bergamo) anche un Innovation Hub di oltre 200 metri quadrati, dove i clienti possono toccare con mano le potenzialità della digital transformation,che si può ottenere in diversi domini tramite EcoStruxure.

«Ci sono già 400 aziende italiane che utilizzano la piattaforma EcoStruxure» afferma Merli.  SI illustrano poi ai clienti altri punti di forza dell’offerta Schneider. Ad esempio, parlando delle soluzioni digitali, si sottolinea come siano realizzate anche in partnership con altri grandi gruppi. L’idea è che nessuno disponga delle competenze necessarie per occuparsi di tutti gli aspetti della trasformazione digitale. «Non avrebbe senso, ad esempio, che ci dedicassimo al Cloud. In soluzioni condivise, noi portiamo contributi in materie dove siamo specialisti, e questo è un vantaggio per il cliente».

In terzo luogo, l’azienda naturalmente valorizza le sue competenze specifiche e approfondite nelle tecnologie operative tipiche dei diversi settori. «Ad esempio, l’efficientamento nel building segue una strada diversa da quella di una industria che si occupa di Oil». Infine, Schneider Electric evidenzia una scelta fatta fin dal principio legata alla connettività: la scelta di avvalersi di protocolli e standard aperti, che garantiscono la comunicazione tra macchine e sistemi diversi, e quella di offrire una protezione cybersecurity completa, basata sui migliori standard di settore, per proteggere dagli da attacchi informatici.

Ma quanto sono preparate le aziende italiane a questi scenari legati alla digitalizzazione? Secondo Saul Fava, in Italia il processo di trasformazione digitale richiede del tempo. «Ma noi – afferma – siamo pragmatici. Noi invitiamo le aziende al nostro Innovation Hub, dove queste scoprono che in realtà si tratta di tecnologie di semplice utilizzo che offrono grandi potenzialità». Per Merli, tuttavia, «nel caso delle Pmi, l’approccio alla digital transformation è ancora cauto. Per una questione di competenze da sviluppare, e per una questione di risorse, ma non solo, è anche una questione di visione. Il piano 4.0 andava concepito a lungo termine; invece è stato addirittura prima messo in discussione e poi rimodulato al ribasso nel passaggio tra l’esecutivo Gentiloni e il primo governo Conte».

 

L’esplosione della domanda di energia è una «chance enorme» per la divisione Energy Management

Secondo le previsioni contenute nel recente rapporto “World Energy Outlook” della Iea – l’agenzia internazionale intergovernativa fondata dall’Ocse nel 1974 per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti di petrolio – la domanda mondiale di energia elettrica passerà da 10 miliardi di tonnellate di petrolio equivalenti del 2020 ai 17 miliardi del 2040. Una crescita del 70%. Una parte di questo incremento, peraltro, sarà legato all’interconnessione di miliardi di dispositivi, alla trasformazione digitale delle aziende, alla realizzazione di giganteschi server per la distribuzione del cloud e di servizi da remoto e anche alla diffusione della mobilità elettrica. È un trend che sembra inarrestabile. Non è chiaro, ad oggi, come i Paesi riusciranno a sopperire ad un simile aumento di richiesta fra 40 o 50 anni, né quale fonte energetica sarà utilizzata per fronteggiare consumi così intensi; ma, con buona pace dei sostenitori del green, secondo le proiezioni Iea, almeno fino al 2040 petrolio, carbone e gas naturale continueranno ad alimentare il mondo per il 76% dell’energia spesa. Per la divisione Energy Management di Schneider Electric si aprono scenari interessanti. Secondo Merli «c’è una chance enorme, quella di efficientare il consumo di energia nei vari domini» e cioè nei sei settori di cui Schneider Electric si occupa: distribuzione elettrica, IT, edifici, macchine e impianti industriali, infrastrutture e reti.

All’incremento della domanda, spiega Merli, corrisponderà la richiesta di una maggiore efficienza. «L’idea è quella di produrre, costruire, abitare con il giusto dispendio di risorse». Sul punto, Schneider Electric già dispone di soluzioni che consentono di coniugare crescita e sostenibilità energetica, ma anche ambientale. Ad esempio con EcoStruxure Power, una piattaforma abilitata all’IoT che digitalizza e semplifica la gestione dei sistemi di distribuzione elettrica in bassa e media tensione. Secondo l’azienda, è in grado di determinare la riduzione del 15% dei costi di manutenzione, e soprattutto del 10% della spesa energetica.

Anche per l’industria le soluzioni Schneider Electric sono studiate per garantire la continuità operativa, che è strettamente legata al tema dell’energia. Nel 2006 il Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab), legato al dipartimento dell’energia dell’Università della California, ha stimato il costo annuo delle interruzioni di potenza per gli Usa: 79 miliardi di dollari, di cui 20,4 (26%) nel settore industriale, 56,8 (72%) nel commerciale e 1,5 (2%) nel residenziale. Più di recente questo laboratorio (si legge in “The National cost of power interruptions to electricity costumers – A early peek at LBNL’s 2016 update estimate”, Joseph H. Eto) sta aggiustando il tiro. I calcoli non sono ancora definitivi, ma in via preliminare si stimano costi, sempre per gli Usa, pari a 110 miliardi di dollari annui, di cui almeno 30 riguardano l’industria. L’efficienza energetica è al centro delle soluzioni che, di fatto, Schneider Electric propone in tutto i settori.

Per il mondo commerciale ad esempio c’è EcoStruxure for Retail: serve a semplificare i sistemi di distribuzione elettrica, prevenendo i tempi di inattività causati da guasti prolungati; alla gestione avanzata della refrigerazione; alla gestione multi sito dell’energia; a garantire la sicurezza degli alimenti e a tanto altro. Altro settore di rilievo è quello degli edifici. Secondo Schneider Electric, questi assorbono attualmente il 36% dell’energia consumata a livello mondiale, e sono responsabili del 39% delle emissioni di Co2. Anche qui, la multinazionale francese ha una soluzione, EcoStruxure Building, che consente di monitorare l’uso dell’energia incrementando del 50% l’efficienza energetica e diminuendo del 30% i costi relativi. Per fare un esempio di quanto sia possibile ottenere applicando queste tecnologie, si può ricordare che Schneider Electric ha contribuito a realizzare i sistemi di building management di The Edge, la sede Deloitte di Amsterdam, conosciuto come “l’edificio più sostenibile del mondo”. Si stima che il consumo di energia di questa costruzione multi-tenant di 40mila metri quadrati sia minore di 0,3 kwh al metro quadro per anno.

L’evoluzione della piattaforma e il 5G

Secondo Merli, EcoStruxure è destinato ad una sempre maggiore verticalizzazione per settore. Ciò non significa che perderà il suo punto di forza, quello già descritto di offrire soluzioni integrate; ma che tenderà a specializzarsi per singoli segmenti. Un esempio è, secondo Merli, la citata soluzione EcoStruxure for Retail. Un’altra sfida del futuro per l’azienda, è rappresentata dall’evoluzione delle reti di comunicazione, con il 5G – uno standard avanzato di comunicazione mobile che consente elevate prestazioni e velocità – ma anche l’uso di canali narrowband, nelle comunicazioni radio. Entrambe queste due tecnologie impatteranno sull’IoT, elemento centrale della piattaforma EcoStruxure seppure in modo diverso. «Si imporranno come standard comunicativi – afferma Merli – ai quali dovranno essere adattati i nostri prodotti connessi. I protocolli di sicurezza saranno testati a fondo, ma credo che alla fine queste tecnologie saranno utilizzate per trasmettere in Cloud informazioni non critiche; le altre resteranno esaminate e gestite più localmente, o come si dice in terminologia tecnica, “at the edge”».

Jean-Pascal_Tricoire